A volte capita.
Che ti svegli la mattina e non hai la stessa energia del solito, lo stesso sprint per partire e viverti la giornata.
A me è successo oggi; il lavoro che inizia di pomeriggio di certo non aiuta, ti spezza la giornata, e in quelle poche ore che hai a disposizione dovresti dividerti tra le faccende domestiche e le situazioni da risolvere – per esempio la mia auto ha un anabbagliante fuori uso da settimane ormai e, non so perché, ma mi viene pesante andare a sistemare questa cosa – nonostante questo, a volte senti di non avere l’energia necessaria. O semplicemente non ne hai la voglia.
Avere due gatti in casa, allo stesso modo, non aiuta affatto (sorrido): se osservi loro, da loro impari che vivere il qui e ora sembra essere l’unica cosa sensata, assaporare il momento e non angosciarsi per il passato né preoccuparsi troppo del futuro; ma viviamo in questo sistema dove si corre, corre, corre e se rallenti rischi di essere travolto. Più precisamente, devi diventare talmente bravo da sapere quando puoi permetterti di andare più lentamente senza che la matrix ti travolga con le sue impellenze.
Questo è uno di quei momenti: rallento, metto su un po’ di musica, bella musica, musica che ti fa venire la pelle d’oca e che quando la ascolti è come se ti si aprissero nuove sinapsi, nuovi collegamenti neuronali e le idee e parole si ammassano come fiumi in piena che vogliono solo straripare; e sento l’urgenza di dover scrivere.
Penso a questa fase della mia vita, a questi ultimi giorni in particolare, e “rallentare” è la parola giusta, calza a pennello con la piega che stanno prendendo le cose. Dopo mesi di “corsa”, di emozioni veloci e travolgenti come valanghe, che poi alla fine ti lasciano solo le ossa rotte, proprio come una valanga appunto, dopo giornate, settimane, mesi trascorsi così, arriva qualcuno, o qualcosa, che improvvisamente ti fa rallentare.
E sei ormai così abituata a correre che quasi non ti ci vedi più a far le cose nel modo giusto, lentamente, senza bruciare le tappe, assaporando ogni singolo momento pregustando quello che potrebbe arrivare dopo.
Forse è proprio questo il punto: forse ho ancora paura di ricevere l’ennesima delusione, l’ennesima porta sbattuta in faccia, l’ennesimo tempo malamente impiegato, credendo in qualcosa che in realtà era solo nella mia testa; perché tu (io), in fondo continui a crederci, continui a credere che le cose belle possano accadere e che possano accadere a te, perché te le meriti, perché in tutto quello che fai, e con le persone che incontri, ci metti tutta te stessa nella tua trasparenza, senza stratagemmi, senza sotterfugi, e prima o poi qualcuno se ne accorgerà.
E allora magari incontrerai qualcuno che avrà la stessa voglia di stare con te che tu hai di stare con lei, che ti cercherà perché non vede l’ora di vederti e passare del tempo insieme, e non solo per riempire un buco, uno spazio momentaneamente vuoto.
Ed è bellissimo quando conosci una persona e ti trovi talmente bene con lei che il tempo trascorso insieme non ti basta mai, che le parole dette e gli aneddoti raccontati sono sempre troppo pochi e vorresti stare tutto il tempo a parlare, ridere, confrontarsi, aprirsi emotivamente con la certezza che puoi farlo perché quella persona MAI ti ferirà, perché ci tiene veramente a te.
Beh, qualcuno direbbe “Se son rose, fioriranno”; io dico che la piantina bisogna annaffiarla tutti i giorni, bisogna curare il giardino, con amore e dedizione, e bisogna farlo principalmente per se stessi.
Poi tutto ciò che è destinato a te troverà il modo di raggiungerti, basta non correre, basta… rallentare.